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mercoledì 21 gennaio 2015

Lucia Pagano, nuovo capo della Camera dei Deputati

Il nuovo segretario generale della Camera parla di raccomandazione, deputati e medioevo.

Intervistatore: Intanto complimenti per la sua elezione, lei è la prima donna a essere eletta a capo della Camera.
Pagano: Grazie.
I: Lei è figlia di un importante ex funzionario della Camera e ciò l’avrà sicuramente aiutata nella sua carriera?
P: Meno di quanto si potrebbe pensare. Essere la figlia di un personaggio di rilievo ha anche dei risvolti negativi.
I: Per esempio?
P: Beh, per esempio che qualcuno possa considerarti come un privilegiato.
I: La qual cosa non è vera?
P: Anche se vera, da fastidio lo stesso. Le vorrei comunque ricordare che il capo del Senato è figlia di un semplice commesso.
I: Di un semplice commesso del Senato, però.
P: Certo, non pretenderà adesso che il figlio di un commesso della Rinascente diventi capo del Senato?
I: No, questo no, ci mancherebbe. Ma, per parlar chiaro, secondo lei la raccomandazione in Italia quanto vale?
P: Sarei ipocrita se dicessi che non vale niente. E tuttavia la raccomandazione ti può aiutare a vincere un concorso, ma poi devi dimostrare di avere le capacità per svolgere il lavoro che sei chiamato a fare.
I: Altrimenti, se uno dimostra di non averle?
P: Beh, sicuramente non ci fa una bella figura.
I: Ah, ecco. Comunque non viene licenziato.
P: Se si dovessero licenziare tutti i raccomandati, la macchina amministrativa rischierebbe la paralisi, e un funzionamento non ottimale, lei capisce, è comunque preferibile alla paralisi.

I: Mi permetta di aggiungere che, come ricordava un noto giornalista, oltre che figlia, lei è anche moglie d’arte. Suo marito è uno dei più potenti funzionari del Senato, capo del servizio informatico…
P: Non credo di essere la sola ad aver trovato l’anima gemella sul luogo di lavoro.
I: Sicuramente no, ma suo marito è destinato a ricoprire lo stesso incarico nella nuova Camera, e quindi ai vertici dell’istituzione sarete di fatto marito e moglie. Non le crea un sentimento di disagio questa situazione?
P: Al contrario, mi sembra la situazione ideale. Ogni ufficio non deve solo essere svolto, ma deve essere amato, e dove meglio che in un ambiente familiare può ricevere l’amore di cui ha bisogno?
I: Ah, a questo non ci avevo pensato.
P: Vede, si è detto tante volte che per funzionare bene il pubblico deve prendere esempio dal privato. Ebbene, come succede in ogni un’azienda, cominciamo col trasmettere le cariche di padre in figlio. Il mio competitor per la carica che adesso occupo è figlio di un consigliere della Camera e a reggere l’ufficio fino al mio insediamento c’è stato il nipote di Gianni Letta nonché cugino di Enrico. Secondo lei è un caso?
I: Non penso proprio.
P: Ma non per il motivo che pensa lei, bensì perché significa non disperdere quel patrimonio di conoscenze che il genitore ha inevitabilmente trasmesso al figlio. Allo stesso modo il figlio di un contadino o il figlio di un lavavetri non disperderanno il know-how dei rispettivi padri continuando a fare il contadino o il lavavetri, perché ogni lavoro oltre ad avere la sua dignità, ha anche i suoi segreti che non si apprendono a scuola.
I: E il figlio del disoccupato?
P: Beh, il figlio del disoccupato ha chiaramente imparato a fare il disoccupato, la qual cosa non è così negativa come potrebbe a prima vista sembrare. Ha imparato infatti a sopravvivere e, mi creda, nel mondo di oggi non è cosa da poco.
I: Ma, scusi, non si rischia in questo modo di tornare al medioevo?
P: Questo sicuramente no, perché sono venuti meno, fortunatamente, i pregiudizi di un tempo. Oggi io riconosco all’operaio la stessa dignità che riconosco all’alto funzionario. Tuttavia, diciamo pure che, per quanto riguarda la struttura della società, non è che il medioevo fosse tutto da buttare. Se è durato così a lungo un motivo ci sarà. Non crede?
I: In verità, qualche perplessità ce l’avrei, ma comunque, andiamo avanti. Mi permetta di rivolgerle un’ultima domanda. Qual è il suo giudizio sui parlamentari. Lei li vede tutti i giorni, li conoscerà tutti…
P: Quasi tutti, Ghedini per esempio non l’ho mai visto.
I: Vabbe’, quasi tutti… ma che tipo di persone sono visti da vicino?
P: Bravi. Veramente, bravi. Mi creda, glielo dico di cuore, sono bravi! Mi ci metta pure il punto esclamativo.
I: Le confesso che non mi aspettavo certo un giudizio critico, considerato il suo lavoro, ma tanto entusiasmo un po’ mi sorprende.
P: Non si deve sorprendere e le spiego il motivo. La cosa che apprezzo di più nei nostri deputati è questa idea forte di famiglia. Per ognuno di loro la famiglia è sacra. E bisogna sfatare la diceria che il deputato sia un alieno. Il deputato è uno di noi. Prenda, che so, Gasparri o Santanché. Quanti Gasparri e Santanché incontra ogni giorno fuori dal parlamento?
I: Tantissimi, è vero. Quindi, a suo giudizio i cittadini sono ben rappresentati?
P: Assolutamente sì. E sono pure rappresentate le famiglie.

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