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lunedì 6 aprile 2015

Il cardinale Bertone, esempio di sobrietà

Il cardinale Bertone risponde sulle polemiche riguardanti il suo megaattico, sui candelabri reclamati dai fedeli di Chieri e, più in generale, sull’ideale di sobrietà cristiana.

Intervistatore: Mi perdoni il tono confidenziale, ma si tratta di un’intervista possibile. Lei dunque non è stato eletto papa, ma si direbbe che non abbia nulla da invidiare a un papa. Anzi, verrebbe da dire che sta meglio di un papa. Tra il suo appartamento e quello del pontefice il rapporto è di 10 a 1.
Bertone: 10 a 1 se da retta ai giornali. 5 a 1 se si attiene ai dati catastali.
I: Beh, comunque non è poco, considerato che il riferimento è il papa.
B: Se lei attribuisce importanza ai metri quadri, sì.
I: Un po’ di importanza veramente gliel’attribuisco. Comunque… Cosa voleva intendere quando ha scritto “la presunta ristrettezza” della residenza del papa?
B: Ho detto presunta ristrettezza poiché dal punto di vista di cristiano, tutto ciò che concerne il Santo Padre trascende l’aspetto puramente materiale. Il posto da lui occupato nel cuore di ognuno di noi non è misurabile, quindi è fuor di luogo fare dei confronti fare confronti su basi puramente materiali.
I: Nulla di allusivo, dunque, nelle sue parole?
B: Nella maniera più assoluta, com'è vero Dio!
I: Alcuni fedeli di Chieri l’accusano di essersi portato via due antichi candelabri del duomo della loro città. Cosa risponde?
B: Come dice il Vangelo, non mi fermo a raccogliere le pietre che vengono scagliate contro di me
I: No, se permette, per questa volta fermiamoci un attimo. Cosa mi dice di questi candelabri?
B: C’è poco da dire, li ho presi perché si accordavano a meraviglia con l’arredamento della mia cappella personale.
I: Ma secondo i parrocchiani facevano la loro figura anche in chiesa.
B: Mi consenta di manifestare qualche perplessità sul senso estetico di questi signori.
I: Quindi hanno fatto male a chiedergli di restituirglieli?
B: Bah, sono gesti che rivelano un eccessivo attaccamento alle cose e basta.
I: Da parte di chi?
B: Come di chi? Di questi signori, mi pare chiaro, mica li avevo presi per sempre. Quando il Buon Dio mi avrebbe richiamato a sé sarebbero ritornati dov’erano prima. Ma comunque glieli ho rispediti subito.
I: Beh, subito… dopo due anni, e dopo che si sono rivolti al giudice.
B: Non certo perché si sono rivolti al giudice. Glieli ho restituiti… lasciamo perdere
I: Come vuole lei. Il papa ha richiamato tutti gi uomini di chiesa a uno stile di vita sobrio.
B: Giustamente, aggiungo.
I: Dai giornali abbiamo appreso che in occasione del suo ottantesimo compleanno ha organizzato un piccolo party per una quarantina di amici a base di tartufo d’Alba e Barolo. Che cosa significa per lei la parola sobrio.
B: Innanzi tutto, diciamo che in nessuna parte del Vangelo è detto qualcosa contro il tartufo d’Alba o il Barolo.
I: Ah, ah.. questa è bella.
B: In secondo luogo, credo che tutto nasca da un equivoco. La sobrietà va intesa come disposizione dello spirito. In questo senso io mi sento molto sobrio.
I: Anche dopo il barolo?
B: Questa invece lascia a desiderare. Comunque, visto che si tratta di un’intervista possibile, le rispondo. Sì, naturalmente, anche dopo il Barolo. E poi se ci mettiamo a disquisire su ogni aspetto della vita materiale, anche pane e cipolla apparirà un lusso agli occhi di chi è andato a dormire a stomaco vuoto, e allora che facciamo? ritorniamo nelle catacombe? Cristo non guarda alle pietanze che stanno sulla nostra tavola, ma alla disposizione del nostro spirito. Tutto il resto sono sciocchezze e pettegolezzi.
I: Quindi viva il tartufo d’Alba e il Barolo ma con lo spirito giusto?
B: Esattamente.

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