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domenica 12 aprile 2015

Roberto Maroni, governatore ottimista

Il governatore della Lombardia spiega come ha speso sei milioni di euro per la sua campagna elettorale, parla poi di come si ripulisce la reputazione e del cospicuo capitale posseduto dal suo partito. Infine, illustra le ragioni del suo ottimismo.

Intervistatore: Dopo i vari scandali che hanno funestato la Lega lei si è presentato sul palco con la ramazza e ha esibito i diamanti di Belsito.
Maroni: Eh sì, i nostri militanti avvertivano il bisogno di pulizia. Gli esperti della comunicazione mi avevano suggerito un gesto forte. Chiacchierando, qualcuno ha detto: qui se non facciamo qualcosa ci prendono a colpi di ramazza. Ecco, così è nata l’idea di giocare d’anticipo e portarla noi la ramazza.
I: Eppure i fatti non sono stati in seguito altrettanto forti. Secondo un’inchiesta pubblicata di recente, per la campagna elettorale delle ultime elezioni regionali lei avrebbe speso la bella cifra di sei milioni di euro.
M: Davvero?
I: Eh sì, un giornale ha mostrato la lista delle spese da lei sostenute, voce per voce.
M: Se il giornale ha presentato una lista voce per voce, non la metto in discussione. Che posso dirle, la spiegazione è semplice: i soldi volano via. In una campagna elettorale non ti puoi mettere certo a lesinare sul centesimo.  
I: Lei veramente non ha lesinato nemmeno sulle migliaia di euro. Non le sembra che sei milioni siano una somma eccessiva se pensiamo che il suo partito ha licenziato 71 dipendenti per mancanza di risorse?
M: Evitiamo per piacere di mettere insieme una vicenda dolorosa con una delle più belle pagine scritte dal nostro partito, la conquista della poltrona di governatore della Lombardia, una di quelle gioie che non hanno prezzo e che ha regalato ai nostri militanti un’immensa soddisfazione.
I: Evitiamo di accostarle, ma forse i 71 licenziati avrebbero preferito mantenere il loro lavoro.
M: Se qualcuno preferiva il posto di lavoro alla conquista della regione Lombardia, io dico che non si tratta di un vero leghista, perché significa anteporre i propri interessi a quelli del partito. La militanza politica comporta dei sacrifici.
I: Più che militare, lavoravano.
M: Certo, ma lavoravano in quanto militanti, e comunque sono ottimista sul futuro di queste persone.



I: Nel senso che pensa di occuparsi personalmente della vicenda?
M: No, nel senso che sono sicuro che troveranno presto una nuova occupazione.
I: Una delle voci che più mi ha sorpreso nelle spese della sua campagna elettorale riguarda quella per la reputazione. Lei ha contattato un’agenzia di comunicazione per ripulire la sua reputazione…
M: La reputazione è come un abito per un politico. Lei andrebbe a un evento importante con un abito macchiato o spiegazzato, oppure lo porterebbe prima in lavanderia?
I: Lo porterei in lavanderia, certo, ma questo vuol dire che non poteva candidarsi a governatore della Lombardia con la reputazione che aveva?
M: Ora, non dico che l’abito fosse molto rovinato, però qualche piega poteva esserci. È vero che non molti ci fanno caso, però ho preferito andare sul sicuro. Fortunatamente esistono imprese che con una modica spesa ti ripuliscono la reputazione.
I: Beh, non proprio tanto modica….
M: Modica per un partito, voglio dire..
I: Volendo fare un bilancio della sua attività di governo. Lei, dopo aver fatto il ministro del lavoro per un’intera legislatura, ha occupato per due anni la poltrona di ministro degli interni. Come mai non ha risolto il problema dei clandestini e nemmeno quello dei nomadi, che secondo il suo nuovo segretario si può addirittura risolvere in sei mesi?
M: Immigrati e rom sono il nostro capitale, il capitale elettorale, voglio dire, e non ho voluto dilapidarlo, altrimenti al nuovo segretario non sarebbe rimasto nulla da fare. Mi è sembrato previdente lasciargli qualcosa su cui lavorare, infatti mi pare che oggi tale capitale valga più o meno il 15% dei voti. Berlusconi si tiene le tv e noi ci teniamo gli immigrati.
I: Cosa ne pensa dell’apertura del suo segretario verso il Sud?
M: Mi sembra una scelta molto intelligente. All’epoca noi tutti credevamo che il Sud cominciasse a Roma. Solo in epoca recente abbiamo scoperto che c’era un altro Sud, molto più grande e pericoloso. Come si ricorderà all’epoca avevamo una nazionale padana, con un suo commissario tecnico e un dirigente, partecipavamo ai campionati coi baschi e coi curdi, mentre oggi siamo tifosi sfegatati degli azzurri.
I: Ma non crede che la gente del Sud possa ricordarsi di tutte le offese che in vent’anni le avete indirizzato?
M: Veramente non credo, si sono dimenticati così tante cose che dovremmo essere proprio sfortunati se si ricordassero proprio queste. Penso che la gente presti attenzione a ciò che diciamo oggi. E comunque si possono prendere sempre delle precauzioni.
I: Ripulire anche la reputazione del partito?
M: Esattamente. Le agenzie di cui le ho parlato non si occupano soltanto delle persone, ma anche di partiti e associazioni. Basterà un’accurata opera di ripulitura del web. Chi sostiene che Bossi o Salvini abbiano detto forza Vesuvio o forza Etna, penserà di ricordare male o di confondersi quando vedrà che su internet non risulta niente.
I: E lei pensa che possa funzionare?
M: Si guardi intorno, vede che bel panorama si gode da questo ufficio? Lei non sarebbe ottimista al mio posto?

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