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sabato 25 aprile 2015

Joe Formaggio, uno sceriffo del West made in Italy

Joe Formaggio parla di una trappola studiata appositamente per i rom e di come si dorme con un fucile sotto il cuscino.

Intervistatore: Prima di tutto vorrei chiederle se lei è un padano autentico.
Formaggio: Certo che sono autentico! Very autentico!
I: No, glielo chiedo perché il suo nome suona come quello di un emigrato americano di seconda o terza generazione. Se aggiungiamo poi i suoi modi che ricordano quelli di uno sceriffo del West, viene il dubbio che possa trattarsi di un figlio o nipote di emigranti rientrato nel paese di origine.
F: No, sono padano, se fossi venuto dagli States mi sarei chiamato Joe Cheese...
I: Bene, lei si è presentato con una lista civica, ma molti tendono a inserirlo nella galassia leghista. Come stanno le cose, vuol competere con Buonanno?
F: Competere no di sicuro, semmai collaborare. Certamente con la Lega c’è un’affinità ideale e non è escluso che in futuro si possa lavorare insieme. Se Salvini è il centravanti, io e Bonanno potremmo essere le ali per spiccare il volo.
I: Bene, rimaniamo coi piedi per terra, per il momento. Lei ha coniato lo slogan “sto con Stacchio”.
F: Sì, proprio così. Non le piace?
I: Che mi piaccia o meno non cambia molto, il fatto è che non piace al diretto interessato, visto che Stacchio non sta con Formaggio, ma è diventato testimonial della campagna contro l’uso delle armi. Cosa ne dice?
F: In effetti, in questa vicenda c’è qualcosa che non mi torna. Se io sto con lui, lui dovrebbe stare con me... Non capisco, ci devo riflettere un po’, poi le farò sapere.
I: Quali sono gli altri punti del suo programma politico?
F: Beh, il mio programma politico verte principalmente su quelle che sono le questioni che stanno a cuore alla cittadinanza, cioè i rom.
I: E poi?
F: E poi cosa?
I: No, dico, e poi quali altre questioni stanno a cuore ai suoi concittadini.
F: E poi basta. Le sembrano poco i rom?!
I: Voglio dire, non parlate di altri problemi, lavoro, economia...
F: Come possiamo pensare ad altro se abbiamo un problema così grande.
I: Vuol dire che nelle riunioni del consiglio comunale o nelle assemblee si parla solo di rom?
F: Non solo, ma anche quando ci incontriamo per strada o al bar parliamo di rom. Tutto bene? tutto bene? Hai visto qualche rom in giro? No, e tu? Sì, ne ho visto uno stamattina. E cosa faceva? Si guardava intorno in maniera sospetta. E tu cosa hai fatto? Sono rimasto a controllarlo, che dovevo fare. E poi cos’è successo? Niente, è stato un po’, poi quando ha capito che lo controllavo, se n’è andato. Quando abbiamo esaurito l’argomento ognuno se ne torna a casa.
I: Non teme che quando questo problema sarà risolto, non avrete più nulla da dirvi e si possa far strada nella cittadinanza un sentimento di apatia?
F: No, non credo, anche perché il problema è ancora lontano dall’essere risolto, se pensa che nelle strade italiane circolano più due milioni di rom.
I: Beh, non so dove abbia preso questi numeri, ma mi sembrano eccessivi. A me risulta che la popolazione rom non superi le 150000 unità.
F: E allora? Lei deve considerare la presenza percepita, come succede per il meteo, è quella che fa testo. Noi ne percepiamo più di due milioni, quindi per noi sono due milioni.
I: Boh, mi sembra un po’ soggettivo come criterio, ma andiamo avanti. Ha suscitato un certo scalpore il suo divieto di stazionamento ai rom. Ha in mente altre iniziative?
F: Sì, adesso stiamo perfezionando una trappola per rom.
I: Ah, interessante, e come funziona?
F: Funziona come le trappole che i cacciatori mettono nel bosco per catturare la selvaggina, dotate di speciali sensori per identificare il rom.
I: Vuole dire quelle che scattano quando l’animale vi passa sopra?
F: Esattamente, le nasconderemo nelle aiuole o nei prati del nostro paesino.
I: E come identificano il rom?
F: Hanno un software che attraverso certi parametri riesce a identificare il rom con un margine di errore inferiore al 20%.
I: E cosa succede se a rimetterci la gamba non è un rom ma un normale turista, considerato il margine di errore non proprio trascurabile?
F: Ovviamente ci copriremo con una polizza assicurativa che risarcisca il turista che ha perso la gamba.

I: Venendo a un altro tema che ha avuto larga eco sui giornali, come si dorme col fucile sotto il cuscino?
F: Si dorme sicuri.
I: No, intendo dal punto di vista della comodità. Riesce a riposare con questo armamentario sotto il cuscino?
F: Sì, è questione di abitudine. Quando uno ci ha fatto il callo anche se nella notte gli da una piccola testata non succede niente.
I: Sono curioso di sapere come si organizza la sera.
F: Prima mi metto il pigiama, mi lavo i denti, ecc. ecc., e alla fine sistemo il fucile sotto il cuscino.
I: Non ha l’abitudine di leggere qualche pagina prima di dormire?
F: No, non leggo durante il giorno, figuriamoci se mi metto a leggere quando devo dormire.
I: Ma, mi perdoni l’indiscrezione, immagino che almeno provveda a toglierlo nei momenti di intimità con sua moglie?
F: Sempre! anche perché una volta, nei primi tempi, me ne sono dimenticato e mi sono ritrovato questo arnese in mezzo nel corso dell’amplesso e ho passato cinque brutti minuti in cui non ci ho capito più niente...
I: Beh... mi pare inutile entrare nei dettagli, ci possiamo fermare qui, grazie.
F: Prego, e stia attento ai rom, me ne hanno appena segnalato uno all’uscita del paese.

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