...

...

martedì 10 marzo 2015

Marchionne, il top manager

Marchionne parla della sua idea di ricchezza, dei bisogni degli operai e della schiavitù.

Intervistatore: Lei è entrato da poco a far parte dei paperoni svizzeri. Sarà contento, immagino.
Marchionne: Non mi sembra un gran domanda? Dovrei strapparmi i capelli forse?
I: No, per carità, era solo un modo per rompere il ghiaccio. La domanda che volevo farle, in effetti, è un’altra: che cosa significa per lei essere ricco?
M: Ecco, questa è già meglio. Che cosa significa per me essere ricco… Beh, potrei darle una risposta filosofica, dirle che l’essere ricco ognuno lo misura con i propri bisogni.
I: Veramente preferirei una risposta più concreta, anche perché a volte la filosofia spiega e non spiega.
M: Beh, in questo modo il discorso diventa più impegnativo, non sono sicuro che tutti possano capire. Essere ricco significa fondamentalmente avere un animo sereno.
I: Detto in questi termini, non sono sicuro di capire nemmeno io. Meglio se torniamo alla risposta filosofica. Lei si sente ricco in rapporto ai suoi bisogni?
M.: Mi sento sulla via della ricchezza.
I: Devo dedurne che i suoi bisogni sono molto grandi?
M: No, solo che la via della ricchezza è lunga.
I: Lunga quanto?
M: Questo non glielo so dire, fino a oggi nessuno ha saputo indicarne la fine.
I: E dei bisogni degli operai invece cosa dice?
M: Guardi, glielo dico senza spirito polemico, nel terzo millennio a essere operai ed avere pure dei bisogni ce ne vuole di coraggio.
I: Sarà pure senza spirito polemico, ma mi sembra un po’ tranchant la sua affermazione.
M: No, mi piace soltanto essere chiaro. Ciò di cui hanno bisogno gli operai è che esista gente come il signor Marchionne che assume. 1500 il mese scorso, altri 2000 a breve.

I: Tuttavia il bilancio occupazionale da quando è al vertice dell’azienda è decisamente in rosso. Numeri alla mano si sono persi più di 20000 posti. Le capita ogni tanto di pensare a quelli che ha messo sulla strada?
M: No, qui c’è un equivoco che va chiarito subito. Noi non buttiamo nessuno sulla strada. Noi disponiamo di un software che calcola gli esuberi in rapporto a quelle che sono le esigenze della produzione. È il software quello che licenzia. Se dipendesse da noi, assumeremmo soltanto.
I: Ad ogni modo, a prescindere da come venga deciso il licenziamento, io volevo sapere se le capita di pensare a loro come persone.
M: Come persone... gli operai… guardi, se pensassi agli operai come persone, avrei fatto il prete, non il top manager.
I: Quindi ai suoi occhi i disoccupati sarebbero delle concause secondarie o addirittura irrilevanti nella corsa al profitto?
M: Se li vuol definire così…
I: Non so, mi dica lei come definirli.
M: Visto che ha usato questa bella espressione, direi di sì, direi che può andare. Delle concause irrilevanti, suona bene.
I: Nei giorni scorsi sono tornate a circolare voci circa un possibile spostamento della sede fiscale della Ferrari in Olanda per pagare meno tasse. C’è qualcosa di vero?
M: Assolutamente nulla. In ogni caso, detta così l’affermazione sarebbe fuorviante.
I: In che senso?
M: Se Ferrari si sposta in Olanda non lo fa per pagare meno tasse. Semmai, paga meno tasse perché si sposta in Olanda.
I: Cosa ne pensa della probabile discesa in campo di Landini?
M: Mah, cosa vuole che pensi… un povero sindacalista di un povero sindacato.
I: Della Valle ha detto che lei non sa fare auto, altrimenti ne avrebbe fatto una. Cosa risponde?
M: Non ho niente da dire al riguardo.
I: Su Della Valle o sulle auto?
M: Su tutt’e due.
I: Mi permetta un’ultima domanda: cosa risponde a quelli che dicono che se dipendesse da lei, ci sarebbe di nuovo la schiavitù?
M: Bella domanda. Ha iniziato con una domanda da prima elementare, ma finisce bene. Le rispondo volentieri. Coloro che sostengono ciò non sanno quello che dicono. Io la schiavitù l’avrei abolita anche prima per il semplice motivo che la schiavitù è inconciliabile con la moderna economia di mercato. Gli schiavi sono comunque un investimento importante in termini economici che non tutte le imprese possono permettersi. Ci si deve quindi preoccupare della loro dieta, dell’alloggio e di tante altre cose. Uno schiavo è un bene strumentale, devi prendertene cura. Vuole mettere il vantaggio dell’operaio libero che assumi col jobs act!

ALTRE INTERVISTE
Pietro Ichino

Nessun commento:

Posta un commento