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lunedì 16 febbraio 2015

Della Valle, neopolitico

Della Valle parla del suo progetto politico, dei ceti deboli e di un tizio al quale non pensa mai.

Intervistatore: A quanto pare la sua discesa in campo è ormai ufficiale, conferma?
Della Valle: Sì, confermo.
I: Dunque una non è bastata?
D: In che senso, a cosa si riferisce?
I: Be’, a quella ormai famosa del ‘94.
D: No, no, lei è completamente fuori strada. Si tratta di due discese completamente differenti.
I: Si può spiegare meglio?
D: Certo. La discesa in campo alla quale lei accenna nasceva da motivazioni tutt’altro che nobili e che ormai tutti conoscono. La mia invece nasce dal desiderio di intervenire sullo stato attuale della nostra società. Non so se lei ha presente la situazione dei ceti deboli in Italia.
I: Abbastanza.
D: E non la scandalizza?! io quando me ne sono accorto faticavo a crederci!
I: E se n’è accorto da molto?
D: No, è stato l’estate scorsa. Mi stavo dirigendo col mio yacht verso Capri, ma ho sbagliato rotta e sono approdato in una spiaggetta di cemento nei pressi di Torre Annunziata. E lì ho visto i ceti deboli.
I: Ah, non li aveva mai visti prima?
D: Eh no, io sono un imprenditore che lavora, non uno squalo della finanza come Marchionne che può permettersi di andarsene sempre in giro. 

I: E quindi?
D: Le confesso che la vista dei ceti deboli è stato per me un fatto traumatico. Non immaginavo che potessero esistere realmente?
I: Non ne aveva mai avuto sentore?
D: Assolutamente no. Me ne aveva parlato una volta Mastella, ma non pensavo che esistessero veramente. Pensavo che scherzasse, lei sa com’è Mastella.
I: Eh! e chi non lo sa?!
D: Be’, quando li ho visti la sola cosa che ho pensato è stata che bisognava agire subito.
I: Secondo lei l’attuale governo non ha gli strumenti per intervenire in questo senso?
D: Perché, lei lo pensa?
I: Veramente quello che penso io è irrilevante, mi dica piuttosto la sua opinione.
D: Non voglio fare grandi discorsi, ma secondo lei uno che esalta le doti imprenditoriali di Marchionne, dico imprenditoriali, potrà mai fare qualcosa per i ceti deboli?
I: Non saprei, ma mi pare che lei ce l’abbia un po’ col manager della FCA.
D: Io? Per niente! Si figuri se sto a pensare a Marchionne con tutte le attività che ho da portare avanti. Ma poi, scusi, perché lo chiama manager? Le sembra un manager? Se vuole usare un termine appropriato, usi la parola squalo, dia retta a me.
I: Vabbe’, farò così, ma adesso torniamo ai ceti deboli, che mi pare aver capito essere oggi la sua principale preoccupazione.
D: Assolutamente sì, ed è proprio per loro che ho deciso di uscire dalla mia tradizionale riservatezza e assumere un ruolo pubblico.
I: Mi permetta un’ultima domanda. Non le sembra un po’ curioso che a difendere i ceti deboli si facciano avanti sempre i milionari?
D: Non tutti i milionari sono uguali, lo sa? Ci sono milionari come quello al quale accennavo prima, che l’etica se la mette sotto i piedi, e ci sono milionari che coi propri soldi restaurano il Colosseo.
I: E quindi quali saranno i suoi prossimi passi?
D: Il primo passo è stato la registrazione del logo, poi vedremo. Il mio movimento si chiamerà Noi Italiani. E sa perché l’ho chiamato in questo modo?
I: Perché lei non ha anche la cittadinanza canadese e non risiede in Svizzera.
D: Bravo, vedo che ha capito la natura del mio progetto politico.

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