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martedì 9 giugno 2015

Massimo Giletti, presentatore giornalista

Giletti illustra la tecnica di intervista sviluppata dalla Rai e spiega quali libri si possano lanciare e quali no e in che modo i principi dell'aerodinamica vadano applicati al giornalismo.
I: Vogliamo cominciare con la sua intervista a Renzi?
G: Volentieri.
I: A qualcuno è sembrata un po’ troppo accondiscendente.
G: Punti di vista, noi in Rai usiamo così.
I: Sì, questo lo sappiamo, ma Brunetta ha parlato addirittura di intervista in ginocchio.
G: Le confesso che mi ha sorpreso un po’ la sua sorpresa. Forse è stato tratto in inganno dalla prospettiva, gli è sembrato che stessero in piedi, ma le assicuro che i nostri giornalisti stanno sempre in ginocchio, anche quando intervistano lui. Ovviamente io sono un dilettante in campo giornalistico, sto ancora imparando i rudimenti del mestiere, ma cerco di fare del mio meglio.
I: Beh, per uno che è ancora agli inizi, non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi professionisti.
G: Grazie.
I: Dunque esiste proprio la tecnica della perfetta intervista in ginocchio?
G: Assolutamente sì. È una metodologia messa a punto dai nostri esperti e che ogni nostro giornalista apprende nel corso di formazione.
I: Avevo sospettato qualcosa, ma non avrei immaginato che ci fosse dietro una metodologia studiata dagli esperti.
G: Le cose fatte bene non si improvvisano.
I: Su questo sono d’accordo con lei.
G: Le dirò di più. Alla Rai siamo maestri in questo campo. Si figuri che televisioni da ogni parte del mondo mandano i loro giornalisti da noi per fare degli stage di perfezionamento.
I: Ora tocca a me sorprendermi un po’.
G: È la sacrosanta verità. La settimana scorsa c’erano dei colleghi russi e kazachi, e prima abbiamo avuto anche dei cinesi, dei vietnamiti, dei congolesi ed è venuto anche una specie di Bruno Vespa bielorusso. Gliel’assicuro, se vuole può controllare.
I: No, non ce n’è bisogno, ora che mi dice i paesi di provenienza mi sorprendo meno. Scommetto che è venuto pure qualcuno dall’Ungheria.
G: Bravo, dall’Ungheria ne vengono molti.
I: Con Capanna però ha avuto ben altro atteggiamento.
G: Beh, la bravura di un conduttore consiste nel sapersi adattare alla persona che ha di fronte. Capanna non è nessuno, quindi vado tranquillo. Non solo non rischio nulla trattandolo male, ma anzi ci guadagno in popolarità.

I: Quindi non avrebbe mai lanciato un libro del presidente del consiglio?
G: Cosa?! Un libro del presidente del consiglio?! Oh, mio Dio! Ma come le può saltare in mente un’idea simile?! Certo che no!
I: Voglio dire, neanche se fosse stato provocato!
G: Ma per nessunissima ragione al mondo avrei potuto fare una cosa del genere, nella maniera più assoluta!
I: Nemmeno se l’avesse insultata?
G: Guardi, glielo dico senza perifrasi, nemmeno se mi avesse messo i piedi in faccia avrei fatto una piega e avrei osato dire una parola fuori posto.
I: Le confesso che a sentire queste risposte rimango un po’ a disagio.
G: Non ne capisco la ragione. A Capanna avrei potuto dare anche un calcio, dico per modo di dire, perché si prende cinquemila euro al mese e dall’altra parte dello schermo la gente faceva il tifo per me. Più lo maltrattavo, più a casa mi applaudivano. Ma il presidente del consiglio è il capo del governo, è ovvio che vada trattato con la massima cortesia.
I: Sì, ma penso ci sia anche una questione di dignità professionale?
G: Cosa?
I: Voglio dire che ogni attività presuppone una coerenza di principi.
G: Ma questo è chiaro, la coerenza prima di tutto. Tu devi essere gentile, anzi gentilissimo con i potenti, ma coi deboli puoi fare come meglio credi. A questo principio devi rimanere sempre coerente.
I: E poi, ci sono altre regole da seguire?
G: No, solo saper essere aerodinamici?
I: Aerodinamici?
G: Sì, capire da che parte tira il vento e assecondarne la traiettoria. Ma questa più che una regola, è una vocazione.

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