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lunedì 30 maggio 2016

Starace, AD di ENEL

Francesco Starace illustra la sua filosofia sull'organizzazione aziendale del XXI secolo, soffermandosi in particolare su kapò, cani da guardia e strumenti utili a garantire la massima efficienza del sistema produttivo.

I: La sua lezione alla LUISS ha suscitato, seppure a scoppio ritardato, qualche polemica. Cosa risponde a coloro che l'hanno criticata?
S: Rispondo che non ne capisco il motivo.
I: Il motivo sarebbe la durezza di alcune sue affermazioni. Ha detto che l'amministratore dovrebbe circondarsi di manipolo di uomini pronti a mettere in atto con ogni mezzo le sue scelte, un termine e una modalità che evocano una cultura che mi pare si possa senza mezzi termini definire fascista.
S: Se non le piace la parola manipolo, potrei usare kapò. La sostanza non cambia, ci vogliono persone in grado di imporre la filosofia aziendale.
I: Sicuramente non cambia, anzi kapò rende più chiaro il concetto. Ma le pare proponibile che un'azienda moderna faccia ricorso all'intimidazione e alla minaccia?
S: No, non ha capito bene, io dico che un'azienda non deve fermarsi all'intimidazione e alla minaccia, io dico che chi si oppone al volere del capo dev'essere colpito fisicamente. Bisogna spezzargli le gambe. Chi lavora se la deve fare addosso, non dico quando vede il capo, ma solo quando lo sente nominare.

I: Onestamente le sue affermazioni mi lasciano un po' perplesso, mi pare che prospettino un'organizzazione aziendale basata sul terrore.
S: Le pare bene e la stessa cosa deve parere a chi ci lavora. L'organizzazione dell'azienda del XXI secolo dev'essere fondata sul terrore. Chi si oppone va schiacciato, umiliato e calpestato pubblicamente, affinché gli altri sappiano verso cosa si va incontro contrastando il padrone, poiché per questi, come dice Machiavelli nel XVII capitolo del Principe, è meglio essere temuto che amato.
I: Lasciando stare Machiavelli, che in questo caso mi sembra un po' tirato per i capelli, lei pensa veramente che si possa costruire in questo modo una società migliore?
S: Se si possa costruire una società migliore non lo so e me ne frego, a me interessa soltanto costruire un'azienda competitiva. Guardi che nelle fabbriche cinesi usano anche i cani per azzannare chi crea problemi.
I: Prima i kapò, adesso anche i cani... non vorrà mica anche le uniformi nere e il berretto col teschio?
S: No, non sto dicendo che bisogna introdurre i cani anche nelle nostre aziende, per quanto in via di principio non ci troverei nulla di scandaloso, perché se uno è padrone a casa sua di tenere un cane in giardino per scoraggiare i malintenzionati, non vedo perché non potrebbe tenerlo nella sua fabbrica per scoraggiare fannulloni e contestatori, che certo benintenzionati non si possono considerare. Ma, ad ogni modo, se non i cani, almeno una sbarra di ferro o una mazza da baseball la vogliamo dare a chi è preposto al buon funzionamento dell'azienda?
I: Boh... veramente di fronte a tali affermazioni non so cos'altro chiederle, mi sembra evidente che per lei i diritti dei lavoratori siano un optional.
S: Un optional è un termine improprio, perché indica un di più che può migliorare il prodotto. I lavoratori invece non hanno alcun diritto...
I: Che vuol dire non hanno alcun diritto?! Sono delle persone, avranno almeno il diritto di vivere.
S: Quello nessuno glielo toglie, ossigeno ce n'è a sufficienza per tutti.
I: Ma il diritto di vivere presuppone anche il diritto di lavorare.
S: Eh no, qui si annida l'equivoco, a differenza dell'ossigeno, lavoro non ce n'è per tutti, ecco perché chi un lavoro ce l'ha è un privilegiato e dovrebbe ringraziare mattina e sera chi gli ha concesso questo privilegio.
I: Guardi che anche il jobs act ha stabilito delle tutele crescenti.
S: Le tuteli crescenti vanno intese in maniera corretta.
I: E cioè, quale sarebbe la maniera corretta?
S: Come una boutade, come dire campa cavallo...
I: Quindi secondo lei il premier condivide la sua filosofia?
S: Io ultimamente ho visto il premier twittare sul gran premio vinto da Rossi, sul successo di Nibali al giro d'Italia, sul nostro marò rientrato felicemente alla base, non sul lavoro e, meno che, mai sulla mia filosofia aziendale.
I: Non crede dunque che possa condannare le sue affermazioni o addirittura sostituirla?
S: Non credo proprio, anzi oso immaginare che sia il mio più convinto supporter.

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