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martedì 2 dicembre 2014

Il deputato Di Stefano

Il deputato Di Stefano risponde su mazzetta, laurea comprata e altro ancora.
Intervistatore: Lei viene da un percorso, per così dire, piuttosto movimentato. Partito dall’MSI, ha attraversato Udeur e Udc, per approdare infine nel PD. Volendo fare una sintesi, quali sono le sue idee?
Di Stefano: Guardi, per quanto riguarda le idee, non è che abbia mai avuto il tempo di averne tante, sono uno che ha sempre lavorato.
I: Ma, voglio dire, ci sarà un filo conduttore dall’MSI al PD?
D: C’è un sincero sentimento democratico.
I: Ah, questa sembra nuova… comunque, veniamo all’attualità. Il suo caso ha colpito l’opinione pubblica, in particolare gli elettori del PD. Lei partecipa alla Leopolda, con un ruolo di rilievo, coordina uno dei cento tavoli, e un paio di giorni dopo riceve un avviso di garanzia per una mazzetta di un milione e ottocentomila euro…
D: Secondo lei è un caso?
I: Non lo so, dica lei.
D: No, secondo me non lo è, nella politica italiana nulla succede per caso, soprattutto quando c’è di mezzo la magistratura.
I: Ne deduco che lei si dichiara estraneo ai fatti di cui è accusato.
D: Deduce bene.
I: Verrebbe pure da dedurre che lei sospetta che la magistratura abbia agito mossa da secondi fini.
D: Questo io non l’ho detto. Dico solo che ho fatto politica per vent’anni senza mai avere alcun problema, poi partecipo alla Leopolda e due giorni dopo arriva l’avviso di garanzia. Non so lei, ma io credo poco nelle coincidenze.
I: Adesso i magistrati l’accusano di essersi comprato una laurea coi soldi della regione e immagino che lei si difenderà dicendo che si tratta di un teorema, e cioè che frequentando l’università ha conosciuto il rettore, ne ha apprezzato le qualità e gli ha quindi affidato una consulenza.
D: Ha indovinato, sembra che l’abbia preso lei la laurea.
I: No, io l’ho presa pure una laurea, ma non ho avuto modo di conoscere il rettore. Ad ogni modo, la domanda che volevo farle è un’altra: che se ne fa uno come lei, non mi fraintenda, voglio dire un politico che aveva già una discreta carriera alle spalle, che se fa di una laurea?
D: Glielo dico in due parole. Io penso che un politico abbia il dovere in ogni momento della sua vita di essere di esempio con le azioni ancor prima che con le parole. All’epoca, come saprà, ero assessore alla pubblica istruzione. Mi è sembrato che proseguire il mio percorso formativo fosse il modo migliore per dare credibilità al mio ruolo.
I: E comunque ci ha messo poco a laurearsi.
D: Beh, sono sempre stato portato per lo studio e riesco a conciliarlo bene col lavoro.
I: La laurea che ha preso è in scienze giuridiche. Posso chiederle su quale argomento ha fatto la tesi?
D: La tesi? Sì, certo… anzi, gliene farò proprio avere una copia.
I: E l’argomento non me lo può dire adesso?
D: No, no, preferisco farle una sorpresa.
I: Un’ultima domanda. Come se non bastasse, in tutto questo intreccio c’è anche la misteriosa scomparsa del suo ex braccio destro…
D: Più che braccio destro, un amico.
I: Sono passati cinque anni, qualcuno ipotizza che sia stato ucciso. Lei che idea se n’è fatto?
D: Veramente non saprei, lavorando molto, come le ho detto prima, non è che di idee abbia il tempo di farmene molte.
I: Lei è stato l’ultimo a vederlo?
D: Per pura coincidenza, sì, sono stato proprio io l’ultimo a vederlo.  


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