Il ministro dell’economia parla di
abbassamento delle tasse, di marxismo e di una nuova logica dalle molteplici
applicazioni.
Intervistatore: Partiamo dalla sua
intervista rilasciata a Repubblica qualche tempo addietro. Lei ha fatto
un’affermazione che ha suscitato un certo scalpore: aboliamo le tasse perché
siamo di sinistra.
Padoan: E lo ribadisco: aboliamo le
tasse perché siamo di sinistra.
I: Eppure fino a oggi è passata
l’idea che abolire le tasse fosse una cosa di destra.
P: Questo è per noi un modo superato
di vedere le cose.
I: In che senso?
P: Abolire le tasse significa creare
le condizioni per la crescita economica, la quale a sua volta porterà un
beneficio per il lavoro e quindi il miglioramento delle condizioni di vita
delle persone. Siccome migliorare le condizioni di vita delle persone è di
sinistra, ergo abolire le tasse è di sinistra.
I: Il suo sillogismo, se mi
permette, mi sembra fallace, poiché il miglioramento delle condizioni di vita è
futuro e ipotetico, mentre la diminuzione dei servizi, con tutto ciò che ne
deriva, è attuale e certa.
P: Proprio qui si annida l’errore,
non dobbiamo guardare al servizio di oggi che se ne va ma al traguardo di
domani che verrà. Le faccio un esempio, per pensare di smettere di fumare devo
continuare a fumare, se smetto non posso più pensare di smettere di fumare.
I: Veramente non credo di aver
capito il suo esempio.
P: Non mi sorprende. Mi lasci
spiegare meglio. Il nostro è un progetto ambizioso, molto ambizioso. Noi non vogliamo
riformare solo l’economia, vogliamo spingerci più in là, molto più in là,
vogliamo riformare anche la logica. Con la nostra nuova logica non solo si
possono abolire le tasse ed essere di sinistra, ma si possono abolire anche i
diritti dei lavoratori ed essere di sinistra. Per paradosso, ma non troppo, si
possono anche mettere i carri armati davanti al parlamento ed essere ancora di
sinistra.
I: Ah, adesso credo di cominciare a
capire, è proprio la logica che se ne va?
P: Se ne va la vecchia logica, per lasciare il posto alla nuova, nella quale la
chiave di tutto non è nelle cose che si fanno, ma nello spirito con cui si
fanno.
I: Ma, mettendo per un attimo da
parte nuova e vecchia logica, rimane il fatto che con l’abolizione della tassa
sulla casa voi avete impoverito i comuni?
P: Non sono d’accordo. Non li abbiamo impoveriti, gli abbiamo solo fatto capire che basta la buona volontà per essere di
sinistra, che cioè si può essere di sinistra anche mandando i poveri, o
sdentati, come usa chiamarli l’amico Hollande, a quel paese.
I: Eppure lei proviene da una
formazione marxista. Non crede di essersi allontanato parecchio dalle sue
origini?
P: No, questo non glielo lascio
proprio dire. Al contrario, il mio è stato un percorso a ritroso che mi ha
portato alle radici del pensiero marxista, perché Marx prima di diventare
comunista era liberale. È storicamente dimostrato che al liceo aveva il massimo
rispetto per la proprietà dei compagni e custodiva gelosamente le sue cose, e
non risulta che mai abbia passato il compito di matematica agli altri. Quello
che noi chiamiamo marxismo è una degenerazione avvenuta in età adulta. Ecco
perché non mi sono mai sentito tanto marxista quanto mi ci sento adesso da
reaganiano. Se Marx vivesse oggi lavorerebbe per il FMI e Il Capitale lo lascerebbe scrivere a economisti di secondo piano
come Piketty.
I: Lei dice?
P: Glielo assicuro. Ne ho viste
tante di barbe lunghe come la sua al FMI.
I: Cosa ci dice della polarizzazione
della ricchezza e della crescente forbice sociale nel nostro paese?
P: È meno pronunciata che negli
Stati Uniti.
I: Questo dovrebbe consolarci?
P: Fin quando in una classifica
veniamo dopo gli Stati Uniti dobbiamo essere tranquilli, di qualunque tipo sia
questa classifica.
I: Questa sua idea però mi sembra più
in accordo con la vecchia logica, però.
P: Sì, perché la nuova logica sostituisce,
ma non esclude la vecchia quando può far comodo.
I: Due parole sulla voluntary disclosure.
P: Nella politica economica del
paese la voluntary disclosure è la
cosa più rivoluzionaria accaduta negli ultimi vent’anni.
I: Addirittura? A molti era sembrato
un normalissimo condono. Come nei vecchi condoni coloro che fanno rientrare i
capitali, oltre a beneficiare di condizioni estremamente vantaggiose, sono
anche esentati da ogni risvolto penale, pure per reati piuttosto gravi.
P: Sono consapevole che ci possano
essere delle somiglianze e proprio per questo motivo non solo abbiamo adottato
un nuovo nome, ma abbiamo pure cambiato la lingua. Aggiungo inoltre un’altra
fondamentale differenza: dopo la volutary
disclosure non ce ne saranno altre.
I: Beh, veramente ogni volta che si
è fatto un condono in Italia è stato sempre detto che era l’ultimo.
P: Bravo, è stato sempre detto, e
allora questa è l’ultima volta che si dice.
I: Ma in questo modo quale messaggio
passa a coloro che invece le tasse le hanno sempre pagato regolarmente?
P: Noi vogliamo far passare un
messaggio moderno: vivi e lascia vivere.
I: Nel decreto sulla “certezza del
diritto” avete pure diminuito i termini entro cui l’Agenzia delle Entrate può
colpire gli evasori. La ratio di questo provvedimento sembra quella di aiutare
chi evade.
P: No, al contrario, è un modo per
spronare i funzionari a essere più efficienti, fare più in fretta e colpire gli
evasori senza pietà.
I: Ah, senza pietà... E dell’aumento
del limite del contante da 1000 a 3000 euro cosa ci dice? Di sinistra anche
quello?
P: Assolutamente sì. Perché dovremmo
privare l’operaio, o il lavoratore dipendente in generale, del piacere di girare
con un mazzo di banconote in tasca?
I: Il punto è da dove gli
arriveranno questi 3000 euro in tasca?
P: Da dove non glielo so dire, ma
con la nuova logica è sicuro che gli arriveranno.
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