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giovedì 1 gennaio 2015

Pietro Ichino, giuslavorista

Pietro Ichino parla di flessibilità, Jobs act e svela la sua dottrina dell'operaio cosa.

Intervistatore: Vorrei partire da quello che è il concetto chiave intorno cui ruota tutto il discorso sul lavoro: la flessibilità. Che cos’è per lei la flessibilità?
Ichino: Flessibilità, le rispondo senza tanti giri di parole, significa essere come una cosa.
Int.: Quale cosa?
Ich.: Una cosa, voglio dire, come un oggetto.
Int.: Un oggetto? E la persona che fine fa?
Ich.: Un punto dobbiamo mettere subito in chiaro: essere allo stesso tempo operaio e persona è un lusso che non possiamo più permetterci.
Int.: Sta dicendo che alloperaio non può più essere riconosciuta la sua dignità di persona?
Ich.: No, non mi faccia dire cose che non ho detto. Quello che voglio dire è che non puoi essere le due cose insieme quando lavori. Se fai loperaio devi fare loperaio; quando smetti di essere operaio puoi tornare a essere persona. Parliamoci chiaro: allimprenditore interessa loperaio non la persona.
Int.: Questo in verità eravamo in molti a sospettarlo, ma ora che lo dice lei ne siamo più sicuri. Tuttavia mi sembra che il suo ragionamento ignori i più elementari principi del diritto del lavoro e mi sorprende che a farlo sia un giuslavorista.
Ich.: Qui non si tratta di ragionamenti, ma del mondo che è cambiato. In un mondo nel quale tutto è made in China, non possiamo pretendere che il giuslavorismo sia lunica cosa made in Occidente. Oggi anche il diritto del lavoro devessere made in China. 
Int.: Anche a costo di cancellare diritti conquistati faticosamente nel corso di decenni di lotte e sacrifici?
Ich.: Caro Intervistatore, parlare di diritti nel mondo del lavoro del XXI secolo significa solo, come forse avrà sentito dire, arroccarsi dietro un totem ideologico.
Int.: Sì, questa lho sentita.

Ich.: Come voler inserire un gettone nellIphone.
Int.: Sì, ho sentito anche questa. Ma lei veramente crede che il Jobs act sia la panacea per tutti i mali delleconomia italiana?
Ich.: Proprio così. Una volta che loperaio sarà stato trasformato in cosa e sarà quindi possibile licenziarlo in tutti i modi possibili e a ogni ora del giorno e della notte, leconomia italiana tornerà a correre. Parliamoci francamente: lei comprerebbe un materasso o un divano dei quali sa già che non potrà più disfarsi?
Int.: Sicuramente no, ma mi riesce un po difficile considerare loperaio come un materasso o un divano. E levasione fiscale, leconomia sommersa, la corruzione, dove le mettiamo?
Ich.: Cosa centrano tutte queste cose?
Int.: Beh, solo per levasione fiscale lo stato ci rimette ottanta miliardi di euro
Ich.: No, no, caro Intervistatore, lei è completamente fuori strada. Lei, mi perdoni lhumour, se ne sta ancora col suo gettone in mano cercando di capire dove metterlo, ma levasione fiscale, come del resto gli altri fenomeni che ha menzionato, non danneggia il sistema paese. Levasore che nasconde al fisco qualche centinaio di milioni compie, se mi passa la metafora, un peccato veniale, in quanto i suoi soldini entreranno comunque in circolazione per barche, gioielli, ville, ecc. Loperaio che invece si becca il suo bel salario di mille euro commette peccato mortale, perché sottrae risorse allimpresa e chiunque capisce bene quanto sia vitale per limpresa disporre di risorse per affrontare le sfide del mercato.
Int.: Quindi dagli addosso alloperaio?
Ich.: Se si vuole uneconomia virtuosa, sì, non c’è altra scelta. Proprio per questa ragione è lui il mio chiodo fisso.
Int.: Capisco. Mi ha colpito il suo ragionamento secondo il quale loperaio che vince una vertenza per insufficienza di prove dovrebbe essere secondo lei licenziabile lo stesso.
Ich.: Esattamente.
Int.: E quindi trattato come se fosse colpevole. Non le sembra un ragionamento contrario ai principi del diritto? come uno che viene assolto dallaccusa di aver rubato, ma il giudice lo condanna lo stesso a risarcire chi ha subito il furto.
Ich.: No, lo sarebbe certamente se pensassimo alloperaio-persona, ma la dottrina che le ho esposto ci consente di separare i sacrosanti principi del diritto dai principi delleconomia.
Int.: Unultima domanda. Lei parte dalla Cgil e dal Partito Comunista per arrivare a Scelta Civica. Può spiegarci cosa succede nella mente di un giuslavorista in un viaggio così lungo?
Ich.: Molto volentieri. Nella vita ognuno di noi deve trovare la prospettiva migliore per guardare il mondo. Anche un giuslavorista. Quando io guardavo il mondo dal punto di vista della Cgil o del Partito Comunista mi affaticavo tantissimo. Troppe cose che non andavano e troppe cose da cambiare. Arrivavo a sera sfinito e incapace di sviluppare una teoria. Ora che invece lo guardo dal punto di vista di Scelta Civica tutto è diventato più semplice. La soluzione di tutti i problemi è lì, a portata di mano, nella dottrina delloperaio-cosa.

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