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domenica 7 dicembre 2014

Salvatore Buzzi

Il manager di Mafia Capitale parla dell'essere di destra e di sinistra e del suo personale percorso di recupero.
Intervistatore: Uno dei passaggi che più mi ha colpito tra le intercettazioni pubblicate dalla stampa è stato quando dice “i nostri sono meno ladri dei vostri”.
Buzzi: Conoscenza acquisita sul campo.
I: Non ne dubito, ma non sono sicuro se lei si renda conto dell’impatto che possono avere le sue dichiarazioni.
B: Se si riferisce al numero di persone che possono finire al fresco, me ne rendo perfettamente conto.
I: No, veramente mi riferisco all’impatto sulla vita di tutti i giorni.
B: In che senso?
I: Voglio dire, migliaia di persone ogni giorno stanno a dibattere e litigare: quelli di destra rubano di più; no, sono quelli di sinistra a rubare di più; no, sono tutti uguali, rubano tutti nello stesso modo. Ora arriva lei e di colpo mette fine a queste discussioni che si protraggono da sempre.
B: Che vuole che le dica, alla luce dei fatti sono un’autorità in materia.
I: Molti saranno curiosi di sapere su cosa basa queste sue convinzioni.
B: Le dirò, tendenzialmente si tratta di profili diversi. Tra quelli di destra, il profilo nettamente prevalente è quello degli spudorati, quelli che, per intenderci, fanno politica solo perché svaligiare banche è troppo rischioso, per cui fin da quando si presentano non fanno mistero di essere lì per spolparti. Tra quelli di sinistra, invece ne trova parecchi che conservano una sorta di pudore del furto. Intascano prontamente il malloppo, questo va da sé, ma come se dovessero giustificarsi. Il politico di destra ti dice rubo perché sono ladro. Quello di sinistra ti dice rubo ma non pensare che io sia ladro, ci sono i costi della politica, le cene elettorali, ecc. A scanso di equivoci spesso mettono in mezzo un segretario, un portaborse, e cose così.
I: Interessante… ma secondo lei questo dettaglio può essere per gli elettori del PD una piccola consolazione?
B: Mah, che vuole che le dica… proprio piccola…
I: C’è una domanda che non posso fare a meno di rivolgerle. Lei è stato sempre un uomo di sinistra, eppure ha lucrato su immigrati e diseredati di ogni tipo senza tanti scrupoli. Come si conciliano le due cose?
B: Le potrei rispondere con una massima di Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, ma forse lei vorrebbe una risposta più concreta.
I: Veramente, sì.
B: Be’, una risposta concreta non ce l’ho. Diciamo che secondo me le idee vanno relativizzate, adattate all’ambiente, filtrate attraverso l’attività che svolgi, insomma, una volta che hai fatto tutto ciò rimane poco.
I: Va bene, andiamo avanti. La sua vita è stata piuttosto rocambolesca. Da detenuto di Rebibbia a protagonista della Roma che conta, ne corre di strada.
B: Meno di quello che potrebbe sembrare. Diciamo che cambia soprattutto il contesto, non sei più a Rebibbia ma al Campidoglio.
I: Ma quando ha avuto consapevolezza di aver concluso il suo percorso di recupero?
B: Devo darle una risposta onesta?
I: Sì, per quanto le è possibile.
B: La sensazione di essere ritornato a far parte a tutti gli effetti della società civile non l’ho avuta quando sono uscito dal carcere, ma quando ho pagato la mia prima tangente.
I: Cioè, mi faccia capire, lei mi sta dicendo che si è sentito recuperato quando ha ripreso a delinquere?
B: La sua formula è un po’ ingenua, presuppone una dicotomia che nei fatti non trova ragion d’essere. Mi pare chiaro che se l’Italia ha la corruzione più alta d’Europa significa che i corrotti non stanno in carcere. In effetti, mi sono sentito recuperato quando ho capito che il modo più efficace di delinquere è proprio quello col quale hai meno probabilità di finire in carcere, o, se ci finisci, per poco tempo. Recuperato nel senso di colui che si sente perfettamente integrato con l’ambiente che lo circonda. Non so se mi spiego.
I: Perfettamente, Un’ultima domanda, che cosa si prova dopo che le istituzioni ti hanno rinchiuso in carcere, uscire e comprarsi pezzi di quelle stesse istituzioni?
B: Mi scuso, ma non posso fare a meno di citarmi, tanto più che adesso posso dirlo senza timore delle intercettazioni: onestamente, so’ soddisfazioni.


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